Condannati a morte i mufloni dell’Isola del Giglio

Da oggi 22 Novembre, saranno in azione tiratori scelti incaricati dall’ente Parco dell’Arcipelago Toscano di sparare ai pochi animali rimasti, tra i 25 e i 40, dopo l’abbattimento, negli scorsi anni, di un centinaio di esemplari.
In alternativa gli animali, colpevoli solo di essere non autoctoni dell’Isola, verranno intrappolati con violenza in reti e lacci per poi essere uccisi a fucilate.
Il Parco dell’Arcipelago Toscano ha quindi disatteso quanto assicurato all’Associazione Vitadacani e alla Rete dei Santuari di animali liberi, cioè di aver scelto una soluzione non cruenta e, senza dare alcuna comunicazione pubblica, ha deciso di concludere  lo sterminio di questa specie.

Per questo una nuova, grande mobilitazione è in corso.
«Nonostante le intese con il Parco affinché non si procedesse agli abbattimenti, nonostante la disponibilità nostra e di altri enti ad accogliere i mufloni eventualmente catturati, il Parco va avanti con il suo piano per far scomparire anche l’ultimo esemplare di muflone – dice Sara d’Angelo, presidente di Vitadacani – .
«Cerchiamo di opporci da sempre alle politiche di eradicazione volte a eliminare gli animali  definiti “alieni invasivi”, come ad esempio anche le nutrie o gli scoiattoli grigi – prosegue Sara d’Angelo – . Riteniamo che la ricchezza della biodiversità vada tutelata indipendentemente dalla provenienza delle specie. La sterilizzazione o l’istituzione di riserve dove lasciare questi animali liberi e in pace sono alternative all’uccisione, per una soluzione rispettosa della vita nell’isola. Insieme ai rifugi della Rete dei santuari di animali liberi avevamo anche dato disponibilità all’ente Parco a coordinare un piano di affidamento dei mufloni in rifugi, dove vivere al sicuro» .
«Ieri  – conclude la presidente di Vitadacani – abbiamo inviato una diffida all’ente Parco affinché vengano bloccate le uccisioni in programma per lunedì e si percorrano strade etiche e civili».

Dopo il Giglio, toccherà alle altre isole. Il piano dell’Ente Parco prevede infatti la cattura e l’uccisione dei mufloni in tutto l’Arcipelago toscano.
Qui il link con gli indirizzi delle istituzioni alle quali inviare una lettera di protestawww.vitadacani.org/condannati-a-morte-i-mufloni-dellisola-del-giglio/

Il muflone europeo, ovis orientalis, è l’antico antenato di tutte le  pecore domestiche.
È presente nelle isole mediterranee da circa 10.000 anni. Nell’isola del Giglio, i mufloni presenti oggi sono la popolazione residua di un progetto di conservazione realizzato negli anni ’50 che ha contribuito a salvare la specie dall’estinzione, in un periodo in cui era in serio pericolo.  

Animali, D’Anna (ONB): “Governo fermi mattanza di mufloni al Giglio. Biologi pronti a dare una mano per soluzione non cruenta”

ROMA. “Il governo ed il ministero della Transizione ecologica intervengano per impedire l’assurda strage dei mufloni dell’isola del Giglio”. A lanciare l’appello è il sen. Vincenzo D’Anna, presidente dell’Ordine Nazionale dei Biologi, puntando il dito contro il progetto “Letsgo Giglio”, adottato dall’ente Parco Arcipelago Toscano, “che prevede l’eradicazione di questa ed altre specie, considerate non autoctone e dunque inutili o dannose per la biodiversità in quanto danneggiano le produzioni agricole in modo irreparabile”.
“Un’accusa – spiega D’Anna – in gran parte smentita dagli stessi agricoltori dell’isola in provincia di Grosseto, i quali lamenterebbero danni esigui (e ristori ancora più bassi) a causa dei mufloni”. Eppure “già da oggi, lunedì 22 novembre – prosegue il rappresentante dei biologi italiani un team di cacciatori sbarcherà al Giglio per abbattere a fucilate i pochi esemplari di ‘grandi pecore dalle corna’ rimasti sull’isola (una trentina di capi)”.
“Come biologi – rincara la dose D’Anna – stentiamo a comprendere la ratio di una soluzione così dura e cruenta, contro la quale si sono già mobilitati la Lav ed il mondo dell’associazionismo. La ricchezza della biodiversità, infatti, va sempre tutelata e curata, a prescindere dalla provenienza della specie”. Molto meglio, conclude D’Anna: “sarebbe stato procedere, ad esempio, con campagne di sterilizzazione mirate o con l’istituzione di riserve protette in cui lasciare vivere liberamente ed in pace questi animali”. “L’ONB è pronto a mettere in campo una ‘task-force’ di esperti per contribuire a trovare una soluzione alternativa a quella che si preannuncia, a tutti gli effetti, come una vera e propria choccante mattanza” conclude D’Anna.

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