Gigliola, il muflone orfano dell’Isola del Giglio

Gigliola

Vaga da sola spaesata per l’isola del Giglio una piccola di muflone.
Non è chiaro se la mamma sia tra i mufloni uccisi dal Parco dell’Arcipelago Toscano o tra quelli catturati e traslocati sul continente la settimana scorsa.

“Ciò che è certo è che sola, e alle porte dell’inverno, difficilmente la piccola vedrà la primavera senza il sostegno della sua mamma e del suo gregge”, commenta Massimo Vacchetta, esperto veterinario del Centro Recupero Ricci La Ninna.
“I piccoli di muflone, come tutti gli ungulati, restano vicini e dipendenti dalle proprie mamme per lungo tempo, anche molti mesi dopo lo svezzamento”.

Il 24 novembre scorso gli isolani hanno sentito ben quattro spari rimbombare per l’isola e si presume che alcuni mufloni siano stati abbattuti, ma con una denuncia a carico del suo presidente, Giampiero Sammuri, l’Ente Parco non conferma, ma neppure smentisce, se e quanti mufloni siano stati abbattuti da quando, il 22 novembre, ha dato l’ordine ai cacciatori di abbattere a fucilate i mufloni dell’isola.

Anche se Gigliola – così l’hanno battezzata gli isolani in onore dell’isola, il Giglio, sulla quale è nata e dalla quale il parco la vuole eradicare, o viva o morta – dovesse superare l’inverno, la sua vita non sarà comunque al sicuro. Contrariamente alle dichiarazioni rilasciate da alcuni politici ed associazioni due settimane fa, solo alcuni mufloni verranno ‘salvati’, poiché gli abbattimenti sono stati temporaneamente sospesi, ma non revocati.

Come ha precisato il presidente dell’Ente Parco dell’Arcipelago Toscano, Giampiero

Sammuri, in recenti interviste, i mufloni che il parco non riuscirà a catturare nei prossimi mesi verranno inesorabilmente abbattuti entro la fine del 2023.
Questo è l’obiettivo prefisso dal parco e dall’oneroso progetto UE che co-finanzia la mattanza dei mufloni al costo di €378,925.

Da quando gli abbattimenti sono stati sospesi (30 novembre) solo 6 mufloni, dei circa 80 stimati dal parco, sono stati catturati e traslocati sul continente, tra cui alcune femmine.

“È possibile che tra queste ci sia la mamma della piccola Gigliola, e che il gruppo traslocato fosse il suo gregge”, commenta Vacchetta. “È imperativo dunque che Gigliola venga messa al sicuro e ricongiunta con i 6 mufloni traslocati domenica sul continente. Anche se tra questi non dovesse esserci la mamma, almeno Gigliola sarà seguita da un veterinario e la sua vita sarà messa al sicuro dagli abbattimenti quando riprenderanno”.

“Le traslocazioni, per quanto possano essere considerate migliori dell’abbattimento, non garantiscono il benessere degli animali. La cattura di alcuni mufloni e non di altri possono dividere il gregge e produrre orfani, come potrebbe essere il caso della piccola Gigliola” spiega Sara d’Angelo, dell’Associazione Vita da Cani.

“Inoltre, molte delle catture sono avvenute tramite l’uso di lacci, normalmente vietati nella caccia (ma non per questo tipo di operazioni), e sono state condotte in primavera ed in estate, quando alcuni degli animali erano in gravidanza”, precisa d’Angelo.

“Le catture e le traslocazioni andrebbero fatte con criterio, tenendo in considerazione il benessere degli animali e non solo gli obiettivi del progetto” commenta il ricercatore ed attivista Kim Bizzarri. “È ironico come il programma UE – che cofinanzia al Giglio la condanna a morte non solo dei mufloni, ma anche di altri animali e specie vegetali presenti da tempo sull’isola – si chiami LIFE, che inglese significa ‘vita’, quando non sembra fare altro che seminare morte nel nome della scienza. Nessuno nega l’importanza e la necessità di gestire le specie alloctone, ma la morte o il loro esilio non rappresentano l’unica soluzione”.

“Come ammesso dall’Ente Parco, nessuno studio in sito è stato condotto per misurare il grado di invasività del muflone sulle biocenosi dell’isola. In assenza di comprovati danni, dunque, la scelta del parco di impiegare la misura più drastica, ossia l’eradicazione tramite abbattimento (fatta eccezione per qualche traslocazione), sembra a noi violare la regolamentazione UE (1143/2014), la quale prevede invece che le azioni siano proporzionali al grado di invasività”, conclude d’Angelo.

Chiediamo dunque che venga revocato del tutto l’abbattimento dei mufloni, cosi come anche le loro traslocazioni, poiché la storia di Gigliola evidenzia la complessità della dimensione etica di questo tipo di azioni. Il fatto che il progetto sia stato criticato da molti scienziati, tra cui l’Ordine Nazionale dei Biologi, non può dunque scansare l’aspetto etico a favore di considerazioni scientifiche quando sono proprio le basi scientifiche del progetto ad essere messe in discussione.

Il progetto LIFE LetsGoGiglio prevede la possibilità di applicare una variante in corso d’opera.
Esistono delle alternative del tutto fattibili ed economiche all’eradicazione del muflone, che sia per abbattimento o traslocazione, e sono queste alternative che vogliamo poter esplorare sia con i beneficiari del progetto LIFE che con le istituzioni che lo hanno finanziato

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