Il Ragazzo e la Tigre

Arrivato nella sale italiane a fine anno 2022 e con un discreto successo questo film si trova su Amazon Prime come esclusiva streaming.

Prima di scrivere del film c’è bisogno di fare un salto indietro nel tempo.
Uno dei più grandi documentaristi di tutti i tempi Robert Flaherty (regista di Nanuk l’esquimese, Ombre bianche, Tabu e L’uomo di Aran) e che ha fatto la storia del cinema con film sulla natura e gli animali (la danza degli elefanti) ha ispirato il padre del regista Brando Quilici (italiano, ma nato a Buenos Aires).

Stiamo parlando di Folco Quilici (Sesto continente, Ty-Koyo e il suo pescecane, DallAppennino alle Ande) che tra gli anni 50 e inizio millennio ha seguito le stesse orme del regista americano.

Non da meno il figlio Brando ha deciso di percorrere l’eredità del padre e difatti il suo primo lungometraggio è stato “Il mio amico Nanuk” (nome del personaggio del film di Flaherty del 1922). Prima ha lavorato a lungo col National Geographic e Discovery Channel.

Sia per il precedente film, sia per Il ragazzo e la tigre si è avvalso della sceneggiatura di Hugh Hudson (vincitore di Oscar e regista di Momenti di gloria) e col film d’esordio aveva la co -regia di Roger Spottiswoode (Sulle tracce dell’assassino, Turner e il casinaro e Sotto tiro).
Mentre il precedente aveva una produzione italo-canadese, questo ha la più grande porzione italiana. Girato nel Nepal ha come sfondo le bellissime montagne dell’Himalaya e soprattutto alla fine del film scopriamo anche il monastero buddista Tiger’s Nest che da il titolo al film in inglese.

La storia ricorda un film di dieci anni prima, quel Vita di Pi (2012) che ebbe addirittura 11 nominations agli Oscar diretto da Ang Lee dove un ragazzo con una tigre del Bengala adulta il suo destino di naufrago. Non solo anche se in quel caso si trattava di un leone e qui di una tigre ci sono delle similitudini con Mia e il leone bianco.

In questo caso Balmani, Sunny Pawar, e’ un ragazzo rimasto orfano dopo un terremoto avvenuto a Kathmandu e stazione in un orfanotrofio organizzato da Hannah una coraggiosa e generosa direttrice interpretata da Claudia Gerini. Il ragazzo, non ha ancora superato lo shock e decide di scappare.
Sulla via della fuga incontra un cucciolo di tigre intrappolato dopo che un bracconiere gli ha ucciso la madre. Balmani allora fa fuggire il tigrotto e lo chiama Mukti.
I due dapprima vanno a Katmandu, infatti Balmani vuole tornare a casa, ma quando viene raggiunto da Hannah decide ancora una volta di andarsene, perchè vuole arrivare al Tigers nest in cima all’Himalaya, dove la leggenda raccontatagli dalla madre ha protagonista una tigre. Quindi il destino fa il resto. Incontra gente ospitale e ha passaggi fortuiti fino a che viene salvato per miracolo da una tormenta. Il bracconiere alle costole.
Quest’ultimo aiutato dapprima da un inserviente e cuoco dell’orfanotrofio che desidera una motocicletta, che dopo il suo pentimento aiuta anche monetariamente Hannah a salvare Balmani.
Hannah infatti prende un aereo. Ma il ragazzo ha comunque come guardia del corpo il piccolo Mukti che impedirà al bracconiere di catturarlo e di fare del male a Balmani.

Un bel film che anche con qualche risvolto prevedibile e un happy end risulta commovente senza spingere troppo sull’acceleratore. Ottimo montaggio e fotografia il film cerca anche di sensibilizzare sul fatto che sono rimaste poche migliaia di tigri sulla terra ed è importante salvaguardarle.
Magari trovando per loro il giusto ambiente e lontano dal pericolo di essere uccise o allo stato selvaggio di uccidere per fame (Tiziano Sossi)

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