A seguito di una disposizione del Tribunale di Bologna gli affidatari di settanta cani, pastori tedeschi e pinscher, sono stati costretti a riconsegnare gli animali all’allevatore, al quale erano stati sequestrati nell’ottobre 2011.
L’OIPA, che aveva gestito gli affidi a seguito del sequestro, si è costituita parte civile nel procedimento penale, tutt’ora in corso, a carico dell’allevatore per il reato di detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e produttive di gravi sofferenze, contestato dalla Polizia Municipale del Comune di San Benedetto Val di Sambro (BO), e sta fornendo supporto alle famiglie che si sono trovate ad affrontare richieste economiche elevate per riscattare i proprio animali.
Negli ultimi mesi molti degli affidatari hanno infatti dovuto affrontare vere e proprie trattative al rialzo per poter acquistare i cani ed evitare quindi che tornassero in gabbia, vedendosi richiedere cifre molto alte anche per cani adulti privi di valore commerciale perché sterilizzati o senza pedigree. Coloro che per difficoltà economiche non hanno avuto la possibilità di soddisfare le assurde pretese dell’allevatore inquisito, che è arrivato anche a raddoppiare cifre già pattuite, sono stati costretti a restituire il loro compagno a quattro zampe.Nel corso di un sopralluogo effettuato nell’ottobre 2011 dalla Polizia Municipale congiuntamente a personale dell’Azienda U.S.L. di Bologna si era infatti proceduto al sequestro in ragione della “inidoneità della struttura, malnutrizione generalizzata degli animali, stereotipia comportamentale in alcuni cani”. Le condizioni dei cani, secondo quanto evidenziato dai medici veterinari erano pessime: grave denutrizione, debolezza, lesioni alopeciche, lesioni cutanee, ernie, congiuntiviti, zoppie, unghie lunghe, totale mancanza di adeguato movimento, stress psicologico, deprivazione sensoriale. Per un esemplare di pinscher femmina lo stato di salute era compromesso a tal punto da richiedere l’eutanasia.
“Questa triste vicenda mette a nudo la pesante contraddizione del Codice di Procedura Penale che prevede il dissequestro di un animale trattandolo alla stregua di un qualsiasi oggetto – evidenzia Massimo Comparotto, Presidente OIPA Italia Onlus – La sofferenza e lo stress a cui è sottoposto un cane che viene strappato alla propria famiglia per tornare in una gabbia dove verrà usato come riproduttore, e il dolore di chi ha chiesto persino dei prestiti per poter riscattare il proprio cane trovandosi di fronte a richieste economiche impossibili, non possono essere ignorati e considerati uno spiacevole incidente di percorso del procedimento penale. L’OIPA si è quindi costituita parte civile e farà tutto quanto è possibile per dare voce a questi animali e alle loro famiglie”.
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Alessandra Ferrari
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