Pablo Picasso e la Civetta

Pablo Picasso e la Civetta (foto di Michel Sima del 1946)

Pablo Picasso e la Civetta (foto di Michel Sima del 1946)

Conosciamo Pablo Picasso (1881 – 1973) per la sua pittura anticonformista, il carattere difficile e l’innovazione che ha portato nella pittura del XX secolo.
E’ stato da sempre affascinato da gufi e civette, ne era ossessionato perché convinto di assomigliargli principalmente nello sguardo ipnotico e profondo. Si sentiva uno di loro. Ne disegna tantissime tra gli anni Quaranta e Cinquanta e le sceglie spesso come soggetti per la decorazione di vasi e brocche.
Il colpo di fulmine si scatena da un episodio, o meglio da una foto scattata dal suo amico fotografo David Duncan.
Un giorno David gli scattò alcune fotografie, portandogliene poi solo un paio che aveva scelto perché secondo il fotografo rappresentavano di più l’anima del pittore, erano primi piani del suo sguardo. Di fronte agli scatti, Picasso si fermò un attimo, ispirato e colpito prese un paio di forbici ritagliò gli occhi dalla foto e li incollò su un foglio. Attorno a quello sguardo disegnò compulsivamente la testa di un gufo. In quel momento capì di essere come loro.
Sentiva il suo destino legato agli strigiformi e la risposta a questo pensiero non tardò ad arrivare, perché nel 1946 capitò di adottare proprio una civetta. Venne trovata dal fotografo Michel Sima all’angolo del Museo d’Antibes, dove lavorava lo stesso Picasso, con una ferita alla zampa.
Picasso la curò fino a quando non guarì tenendola sempre con sé, insieme a canarini, piccioni e colombe con cui già viveva.
Nell’autobiografia di Picasso è descritto mentre si faceva beccare le dita, che essendo piccole e dure non sentivano alcun dolore.
Così un poco alla volta Picasso poté entrare in sintonia con la sua civetta fino a grattarle la testa senza essere beccato.

9zk_Picasso_dec104Famosi sono i suoi ritratti nel quadro “Civetta su una sedia e tre ricci di mare” e ne “la gabbia della civetta”.
La civetta fu spesso protagonista sia di dipinti che di fotografie, immortalata anche dagli amici del pittore che scorgevano quello sguardo malinconico che tanto li accomunava: è famosa la fotografia che lo ritrae con la civetta in mano e con alle spalle il dipinto “Civetta su una sedia e tre ricci di mare”, in cui emergono tutti gli sguardi, quello reale di Picasso e della sua civetta, ma anche quello dipinto della civetta nel quadro alle loro spalle, mostrando nel complesso un scena strana e ipnotica.
Per Picasso, come per altri pittori suoi coetanei, la civetta è simbolicamente legata alla morte e alla conoscenza dell’aldilà, di quel mondo che non vediamo.
Questo pensiero è perfettamente rappresentato nel quadro-protesta contro le corride spagnole e le stragi, oltre che di tori, anche di cavalli.
Perché siamo abituati a considerare nella tauromachia solo la truce fine del toro, dimenticando che i cavalli cavalcati dai picadores fanno la stessa tragica fine perché incornati e trucidati da tori impazziti e fuori controllo, un ulteriore versamento di sangue che secondo la tradizione spagnola “farebbe parte dello spettacolo”.
Picasso lo sapeva e ne era stato colpito al punto da dipingere una civetta sopra un cavallo sventrato durante una corrida.
Una scena simbolo di una morte universale causata dall’uomo, di fronte alla quale occorre “aprire gli occhi”, diventare consapevoli e coscienti, proprio come questa civetta. (Isabella Dalla Vecchia)

Isabella Dalla Vecchia conduce Misteri Bestiali

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