Balena Grigia nelle acque italiane

Potrebbe esser nata nell’Atlantico, proprio dove la specie era estinta, la balena grigia avvistata nei mari italiani

E’ stata recentemente avvistata una balena grigia tra Ponza e il golfo di Napoli che ha scatenato grande stupore tra i ricercatori. Questa specie, infatti, è considerata da tempo estinta nell’Atlantico e gli unici due avvistamenti conosciuti sino ad ora-uno verso la Namibia ed uno nel Mediterraneo– erano stati ricondotti ad animali liberi provenienti dal Pacifico e facilmente giunti mediante un passaggio libero dai ghiacci nell’Artico.

La balena grigia (Eschrichtius robustus) si trova oggi solo nel Pacifico settentrionale, e non a caso è una delle più grandi attrazioni naturalistiche nelle laguna della Bassa California, in Messico. Nell’Atlantico invece fu completamente sterminata dalla caccia baleniera, tanto da scomparire fin dal Settecento. Quello di questi giorni è il primo avvistamento in acque italiane; l’unico altro nel Mediterraneo risale al maggio del 2010 di fronte alle coste di Israele e, poche settimane dopo, vicino a Barcellona. Un solo animale è stato finora documentato invece in Atlantico: era nel 2013, vicino alle coste della Namibia, e si trattava di un individuo diverso da quello di tre anni prima.

Grazie a diversi aiuti, la balena grigia è stata ”spinta” nel porto di Baia, vicino a Pozzuoli, per evitare che si avvicinasse troppo alla riva e agli impianti di mitilicultura.

L’Istituto Tethys Onlus, organizzazione no-profit per lo studio e la tutela dell’ambiente marino da ben trent’anni, ha ipotizzato diversi studi a riguardo, confermando – mediante la tecnica della fotoidentificazione- che si trattasse di un caso diverso da quello di dieci anni fa e da quello della Namibia.

Se le stime sono corrette, poiché in mare non si può fare una misurazione esatta, significherebbe che si tratta di un giovane di circa 6-7 mesi, quindi nella migliore delle ipotesi appena svezzato” spiega Maddalena Jahoda dell’Istituto Tethys. “Nel Pacifico i piccoli nascono in inverno, al sud e stanno migrando adesso, in primavera, verso l’Alaska dove trascorreranno l’estate a mangiare. Un piccolo di quest’inverno non avrebbe avuto il tempo di arrivare fino a noi attraversando il polo. Da qui l’ipotesi, e sottolineo che per ora si tratta solo un’ipotesi ancora da verificare, che possa essere nato in Atlantico, forse un segnale di un timido ritorno da parte di questa specie. Se invece fosse più grande, sui 9 metri, potrebbe avere almeno un anno, e  provenire effettivamente dal Pacifico.”

Sembra infatti che gli studiosi avessero confermato la possibilità di una trasmigrazione di specie animali dal Pacifico all’Atlantico mediante la grande fusione dei ghiacciai causate dai cambiamenti climatici nelle acque polari.

(Fonte pubblicazione scientifica di Aviad Scheinin, dell’ IMMRAC-Israel Marine Mammal Research and Assistance Center).

La balena grigia di questi giorni, avvistata prima a Ponza, poi a Sorrento e infine nel porto di Baia, è di sicuro sempre la stessa, come  hanno stabilito i ricercatori di Tethys confrontando la pigmentazione su foto e video. Purtroppo l’animale desta anche preoccupazione e non solo perché è molto giovane. “A tratti si avvicina  molto alla costa, il che di per sé non sarebbe un problema perché le balene grigie sono animali costieri. Però è vero anche che spesso i cetacei in difficoltà hanno la tendenza a cercare i fondali bassi”, spiega ancora Maddalena Jahoda. “Quello che ci chiediamo è se una balena grigia, giovane e inesperta, che sembrerebbe piuttosto magra, in Mediterraneo può trovare il cibo adatto di cui in questa stagione ha estremo bisogno.” Le balene grigie infatti soffrono di un dettaglio importante: non filtrano il plancton dall’acqua, come per esempio le balenottere comuni del Mediterraneo, ma setacciano piccoli crostacei e altri animali dal fango sul fondale.

“Quanto all’alimentazione, c’è un precedente preoccupante nel Pacifico” spiega Sabina Airoldi di Tethys, “nel 2019 e 2020 si è registrata una moria di balene grigie, che apparivano magre ed emaciate, e lo stesso era già successo attorno al 2000. L’ipotesi è che a periodi, soprattutto di recente, gli animali non trovino cibo sufficiente  proprio a causa dei profondi cambiamenti climatici nelle acque polari.”

Ancora oggi non si riesce quindi a ritenere se la comparsa della piccola balena sia segnale di buon auspicio, e quindi di ricolonizzazione della specie nell’Atlantico, o se sia l’ennesima conseguenza brutale del riscaldamento dei mari e del suo allarme rosso nei confronti delle tante specie disperse. Quel che speriamo noi tutti, invece, è che il cetaceo riesca a trovare presto la strada di casa, qualsiasi essa sia.

Fonte: Istituto Tethys Onlus

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