Trilli – Riflessioni di una gatta in degenza

Trilli - Riflessioni di una gatta in degenza
Trilli - Riflessioni di una gatta in degenza

Ritorna a scrivere le sue storie Diego Manca, il medico veterinario del Lago d’Orta, già autore di diversi libri.
In Occasione della Giornata Nazionale del Gatto mi pareva d’obbligo segnalare l’uscita di questo suo ultimo libro dedicato a questa gattina che ha lasciato un segno nel cuore di Diego Manca.

TRILLI – Riflessioni di una gatta in degenza (ed. Ultra)

Il libro racconta la storia di una micia, di nome Trilli, ricoverata in degenza nel mio ambulatorio per diverse settimane poiché aveva subìto un brutto incidente. Questo libro raccoglie le ipotetiche riflessioni che la mente di un gatto ha potuto elaborare; è la visione del mondo da parte di un essere vivente che nel suo misterioso modo di osservare la realtà ci regala lezioni di vita e perle di saggezza.

All’inizio racconterà un po’ di sé, dell’incidente che ha subito, dei danni fisici e della perdita di parte della memoria. Nel corso di questo lungo periodo trascorso in degenza, Trilli ha avuto l’opportunità di conoscere tanti quattro zampe; con alcuni l’empatia è stata immediata, con altri un po’ meno.

Come per tutti gli animali, il suo linguaggio verbale non mi era comprensibile, bastava però osservare i suoi occhi e l’atteggiamento del suo corpo, per capire che lei rifletteva e meditava le situazioni particolari che ogni giorno accadevano in sala degenza.

Trilli racconterà che è stata sistemata al terzo piano di una spaziosa gabbia da dove riesce a dominare tutto, del rapporto molto bello con i veterinari che l’accudiscono, e dei vari incontri in sala degenza. Svelerà che cane e gatto si comprendono abbastanza bene pur non parlando la stessa lingua. E’ come se un italiano conversasse con uno spagnolo.

Il senso di una frase lo si capisce, è abbastanza intuitivo; quindi delle chiacchierate e riflessioni, come ad esempio quello con una cagna da caccia, con una gatta randagia, un cane guida per non vedenti, tre gattini abbandonati, un gatto da esposizione, una gatta che “lavorava” in un circo, oppure con un micio con problemi comportamentali e altri ancora.

I 6 veterinari che lavorano nell’ambulatorio dove è stata ricoverata, lei li identifica così: quello dalle braccia forti, quello con il tatuaggio, il dottore dalla mano leggera, con gli occhiali, la cravatta e la dottoressa, che Trilli riconosce ancora prima di vederla perché uno dei suoi zoccoli, mentre cammina, emette una specie di squittio, che la veterinaria probabilmente non sente nemmeno

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