Da 40 giorni in sciopero della fame, per chiedere la liberazione degli Orsi del Casteller

È la prima volta in Italia che questa forma di lotta politica viene messa in atto per una causa che riguarda gli animali

Le attiviste Stefania Sbarra e Barbara Nosari oggi davanti al palazzo della Provincia:
“Chiediamo di interrompere la persecuzione degli orsi e di avviare un percorso di pacificazione culturale e sociale per riconoscere il valore di questi animali nel territorio trentino”

Da 40 giorni manifestano la loro resistenza alla reclusione degli orsi nella struttura del Casteller di Trento attuando uno sciopero della fame a oltranza, protesta mai messa in atto prima in Italia per una causa che riguarda gli animali.
Le attiviste valtellinesi Stefania Sbarra e Barbara Nosari il 21 settembre scorso hanno fatto una scelta forte in solidarietà a M49-Papillon, fuggito due volte dalla struttura, al giovane M57 e a DJ3, quest’ultima in gabbia da 9 anni. Una protesta che andrà avanti finché gli orsi non saranno liberati e il Casteller come struttura di reclusione permanente chiuso definitivamente.
“Vogliamo opporci alle logiche del potere attraverso l’utilizzo del nostro corpo, strumento di rivendicazione dei diritti degli orsi – hanno spiegato oggi incontrando i giornalisti davanti al palazzo della Provincia di Trento – . Abbiamo un obbligo, quello di non sentirci responsabili e complici della sistematica violazione dei diritti della popolazione di orsi reintrodotti in Trentino col progetto Life Ursus e qui perseguitati da tempo. A oggi sono decine e decine gli esemplari scomparsi, uccisi e incarcerati. In questa tragica lista ci sono nomi sconosciuti e nomi diventati tristemente famosi, la cui fine ha suscitato moti di forte protesta come nel caso di Dino, KJ2, Daniza e i loro cuccioli”.

Le due attiviste, pur provate dal perdurare del digiuno, hanno dichiarato che non intendono recedere dalla loro posizione fin quando i politici non restituiranno dignità e libertà agli orsi.
“La politica è al corrente sin dall’inizio della nostra protesta e della nostra intenzione di non cedere di fronte a eventuali accomodamenti che possano rappresentare un surrogato di quello che invece spetta agli animali. Il fine ultimo di questa protesta è che agli orsi del Trentino sia riconsegnato lo status di popolo dei boschi e non vengano più sottratti loro habitat, cibo, tranquillità, libertà e il diritto alla vita”.

“Il nostro sciopero della fame andrà quindi avanti a oltranza – hanno concluso le due attiviste – finché la politica interromperà questa persecuzione e sarà intrapreso un percorso di pacificazione culturale e sociale che riconosca il valore di questi animali nel territorio trentino”

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