13 novembre la Provincia di Firenze, con Atto Dirigenziale n. 4251, approvava il blocco del traffico per alcuni chilometri nella zona di via Bolognese per abbattere un numero imprecisato di cinghiali che frequentano le campagne circostanti, col metodo della pericolosissima braccata. Via Bolognese non è però una stradina di campagna bensì un’arteria stradale trafficata e le abitazioni si susseguono una dietro l’altra, da un lato e dall’altro.
Siamo in piena città. Come è possibile una simile autorizzazione è difficile pensarlo e ancor più difficile accettarla, in quanto leggendo l’atto non si dispone alcuna misura di sicurezza se non il solo blocco del traffico, fregandosene delle abitazioni e delle persone che ci vivono e magari – con giudizio – si rintanano in casa nella speranza che qualche proiettile non sfondi porte e finestre.
Già, perchè le potenti armi usate – ad anima rigata come le carabine – possono anche sfondare finestre e serramenti e costituire un reale e serio pericolo per le persone, come essere deviate da qualsiasi ostacolo e finire in testa a qualcuno, non sarebbe la prima volta, anzi.
Non è un caso infatti che la legge 157/92 (art.21 comma 1 lett.f) impone per l’uso di tali specifiche armi da fuoco il rispetto di una volta e mezzo la loro gittata. Fucili questi che possono tranquillamente arrivare anche a 3000 metri di distanza e oltre!
Dunque, l’atto dirigenziale della Provincia ha autorizzato la braccata (con cani liberi di predare anche altri animali) in deroga a una serie di norme neppure citate nell’atto stesso, come se il problema fosse solo viario ed assimilabile ad un qualsiasi disagio per eventi eccezionali.
Si evidenziano pertanto, ad una prima analisi, violazioni delle seguenti norme:
– il sopracitato art.21 della legge 157/92 in materia di distanze di sicurezza;
– l’art.703 del codice penale circa il divieto di esplosioni in luogo pubblico;
– Il Tulps, Testo unico pubblica sicurezza; e perchè no, l’art. 672 del codice penale – Omessa custodia di animali (predatori lasciati liberi come nel caso di cani addestrati ad aggredire altri animali).
Ora, sappiamo bene che la Toscana è tra le regioni col più alto tasso di cacciatori – seppur in diminuzione per fortuna di tutti noi – e i politici di turno, quasi per statuto, tradizionalmente al servizio della lobby venatoria, ma che si arrivasse a tanto è difficile crederlo davvero…
Come si stenta a comprendere l’indifferenza espressa nel provvedimento “viario” per tutti i pericoli neppure menzionati che tale pratica produce in pieno centro urbano e lungo un’arteria viaria dove abbondano abitazioni, auto e passanti.
Non fanno notizia neppure le vittime umane sparate dai titolari di licenza di caccia che, in 47 giorni effettivi di attività per questa stagione, hanno provocato 13 FERITI TRA LA GENTE COMUNE, 10 morti e 26 feriti per armi da fuoco tra gli stessi cacciatori (ovvero più di 1 vittima al giorno! – dati Associazione Vittime della caccia).
Le foto scattate dal giornalista R. Mostardini e pubblicate sul Corriere Fiorentino sono eloquenti più di tante parole scritte. Peraltro, il provvedimento, non risulta avvalorato da alcun censimento, tantomeno il numero esatto di animali da abbattere.
Altra anomalia per questo atto amministrativo che si somma a questa follia toscana.
Quand’è che questa Regione smetterà di autorizzare l’allevamento privato dei cinghiali (col solo vago impegno a non lasciarli in libertà…..)? Forse quando i cacciatori si saranno estinti del tutto e non sarà più interesse di nessuno avere carne pronto-caccia da offrire alle logiche clientelari.
E’ questo infatti il meccanismo perverso della caccia al cinghiale in Italia che si autoalimenta, visto che l’avifauna oramai l’hanno fatta fuori quasi tutta.
Non c’è molto altro da aggiungere alla evidente irresponsabilità di questi amministratori al servizio delle carabine, che delle leggi evidentemente se ne possono fregare beffardamente.
A tal proposito infatti, neppure è ammesso che si possa ricorrere al Tar nei 60 giorni previsti dalla legge per opporsi ad atti amministrativi discutibili, avendo approvato l’atto il 13 novembre ed avendo eseguito la sparatoria MARTEDI’ 18.11, tra l’altro giorno di rigoroso silenzio venatorio (art.18, comma 5 legge 157/92)!
Associazione Vittime della caccia