Indian Dog; dal diario di viaggio Indiano, di Rosanna Pellacini

Ultimo giorno…tra poche ore avremmo preso l’aereo per tornare a Milano.
Fu cosi’, che decidemmo di andare a fare un ultimo giro per Main Bazar;
presi l’occasione per farmi aggiustare anche l’altra Converse…una settimana prima avevo trovato un tipo molto carino che me l’aveva aggiustata per 50 rupie così decisi di tornare da lui….
Faticammo un po’ a ritrovare la strada ma poi… era li’, sempre nella stessa posizione.
Parlava a malapena Inglese, e quando gli porsi la scarpa lui capi al volo ed iniziò a lavorare.
Mi sedetti allora su quella piccola panchina sgangherata facendomi catturare come al solito dalle mille cose che l’India ti propone in ogni secondo. Ma, non ci volle molto che il mio sguardo cadde su lui.
A meno di 3 metri da me c’era un piccolo cucciolo di appena due settimane (presuppongo) diciamo che se l’avessi preso in braccio, credo che mi sarebbe stato a malapena in due mani.
Pensai subito, è morto! Poi iniziai ad osservarlo, mentre di tutto il resto sembrava come non importarmi più, ero li che lo guardavo e dentro di me speravo di vedere il suo pancino muoversi….Respira!
Si vede che non ha la minima energia di alzarsi. Mi sono avvicinata e come sempre ho ripreso quell’immagine. Alzandomi vidi che aveva sotto il pancino
tutto pieno di mosche.
La gente gli camminava vicino e neanche gli cade va lo sguardo.Per loro e normale, per loro è l’anima che deve compiere quel cammino.
Per me e sofferenza gratuita. Lo guardavo e mi sentivo impotente in quel frangente di tempo la mia mente ha viaggiato alla velocità della luce scorsi
velocemente i giorni di quel mese passato in india e pensando a tutti quei cani che in qualche modo hanno attirato la mia attenzione più degli altri.
Pensai alla cucciolotta trovata a Jaipur sulla strada per il tempio delle scimmie. Nera… con delle macchiette bianche. Aveva 4 zecche sugli occhi svariate sull’orecchio e qualcuna sul pancino.
Le zecche dopo questi anni passati in negozio (sono una tolettatrice) non mi fanno più nessun effetto.
Allungai la mano per farmi annusare cercavo di guardare dalla coda e dalle orecchie quale potesse essere il suo stato d’animo, randagia o no rimaneva pur sempre un cucciolo fiducioso di tutto… senza paura si avvisino e tra una coccola e l’altra iniziai a toglierle le zecche…uno dei due occhietti si chiudeva a malapena perché la zecca era troppo grossa e le pendeva davanti alla palpebra, quando la tolsi uscii un po’ di sangue disinfettai subito.
Cosi continuai fino a quando pensai di averle eliminate, quando finii mi alzai e me ne andai la piccola mi seguiva e stata con noi qualche minuto poi mi ha guardato si è presa le ultime coccole ed è scappata tra le fratte.
Cosa avevo fatto? Nulla… qualcuno può pensare le zecche gli ritorneranno, di certo qui in India non si usa l’Advantix, credo che mi basti sapere che quel
piccolo cucciolo saprà che degli umani ci si può fidare che alcuni danno un aiuto… Per quel momento a me bastava sapere quello.
I cani in India sono tantissimi… ogni giorno ne vedevo almeno un centinaio, il 90% sono tutti randagi alcuni hanno il guinzaglio ma sono quasi sempre cani
di razza (pastore tedesco) però non sono come i randagi che possiamo trovare nel sud Italia che per paura attaccano. Lì i cani non attaccano l’uomo, scappano.
Sanno qual è il loro posto.. sanno quando non possono stare davanti ad un negozio sanno quando sono ben accetti.
Mangiano qualunque cosa…pensare a i cani che vengono da me in negozio hanno mille problemi di intolleranze stomaco reni lo trovo assurdo.
Gli indiani non sono cattivi credono solo che ogni anima debba intraprendere la propria strada. È la loro cultura ne giusta ne sbagliata e la loro verità la
loro realtà.
Di giorno dormono davanti ai negozi di Delhi sui gradini di Varanasi nei boschi di Manali…ma di notte.
La Notte e’ guerra! Il Testosterone canino prende il sopravvento e si massacrano per tutta la settimana a Manali non riuscivo ad addormentarmi
prima del mattino, una notte in particola mi ha turbato piu del solito… sentii dei guaiti fortissimi…non so se avete presente i guaiti di un cane non sono è
pianto del bambino i guaiti ti entrano dall’orecchio e passano come una scossa dal cuore alla testa.
Ti paralizzano! Non riesco a stare nel mio sacco a pelo esco dalla porta guardo giù e vedo una femmina trascinata era rimasta attaccata al maschio durante l’accoppiamento ma, come ben si sa non e facile staccare due cani quando si accoppiano.
Il maschio cercava di difendersi da un altro maschio che lo stava mordendo e non lo lasciava in pace il povero cane non potendosi staccare dalla femmina ha iniziato a scappare trascinandosi la femmina dietro di lei…. Non era il sangue non erano gli occhi erano i guaiti che dicevano più di tutto anche se fossi stata cieca avrei potuto percepire. Io ed un ragazzo abbiamo cercato di cacciare il disturbatore in modo tale dal calmare un po’le acque. Ci riuscimmo…Come faceva tutto il resto della città a dormire…?
La chiamano empatia. Io lì pensavo fosse una maledizione… amo in modo incondizionato tutti gli animali ovunque ero non esitavo di comprare dei biscotti da dare in giro non per pena ma per vedere quel codino scodinzolare. A loro non serve molto basta davvero un piccolo gesto per entrare nei loro cuori loro non hanno pregiudizi razziali sessuali o religiosi loro cercano solo amore e sono nati al mondo per darne.
Sono forti…ricordo un cane…eravamo nella stazione dei bus di Manali stavamo per tornare decido di salire sul bus…e mi metto a guardare fuori dal finestrino il bus non partiva e vidi quel cane… senza più pelo che si grattava ma la cosa più assurda e che non riusciva a camminare perché tutto il corpo gli prudeva talmente tanto che ad ogni passo di fer mava per grattarsi. Sentivo il suo dolore. Fottuta empatia.
Credo che quello fosse la cosa che avrei dovuto risolvere dentro di me. Il mio cuore non stava male a vedere i corpi delle persone per strada. o per tutte le
pire viste a Varanasi. Il mio cuore per quei mesi ha pensato a loro, li vedevo sempre e ovunque. Scambiavo i cigolii delle porte per guaiti.
E quando penso ad un cane di botto vengono fuori tutti gli altri…
A Varanasi un cane cercava di mangiare un topo morto.
Nel deserto un cane morto in mezzo alla strada.
Per la strada verso Leh una carcassa di mucca e due cani che stanno finendo quello che ne rimane.
Sempre a Varanasi un cane morto e vicino a lui un uomo butta la spazzatura gente che sputa e che butta per terra di tutto.
E poi… vedi delle scene che spazzano via tutte le cose; ero a Varanasi, guardavo dai tetti il tramonto insieme alla gente che meditava c’era un vecchietto lo guardai e stava giocando con un piccolo cucciolo…e pensai questi cani vivono in condizioni igieniche pessime (come del resto le persone) ma hanno una cosa che gliela leggi negli occhi LA LIBERTA’.
Se qualcuno di voi sta’ pensando che alla fine non ho fatto nulla di concreto per quei cani e che non ne ho salvato neanche uno.
Per me la cosa più difficile di questo viaggio è che ho capito di non poter salvare tutti, che la morte è una cosa che non possiamo prevedere ma non possiamo
neanche vivere con la paura che arrivi. Prima che arrivi abbiamo secondi minuti ore giorni anni…e credo che tutte le creature viventi abbiamo il diritto di
avere momenti felici.
Sono felice di aver dato anche un secondo di gioia…in quel momento ero la sola a fare quel gesto ma qualcuno mi avrà visto molta gente mentre toglievo le zecche si è fermata… quindi spero che qualcuno vedendo me faccia lo stesso.
L’oceano è immenso…libero ma è fatto di tante gocce senza di esse non sarebbe che Deserto (foto e racconto; di Rosanna Pellacini)

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