Non sono bastati gli stop imposti dai TAR di molte regioni d’Italia ai calendari venatori fuori legge per, almeno, veder diminuire il numero di vite umane sacrificate al piacere ludico dei cacciatori che ad ogni stagione venatoria la cronaca testimonia.
Non son bastati dal 1 settembre ad oggi oltre 30 feriti e 10 morti per armi da caccia:
dopo l’omicidio del povero Vincenzo Pulicicchio nei boschi di Soveria Mannelli (Catanzaro) mentre cercava funghi, dopo altri cacciatori feriti e due morti sparati in pochi giorni, anche due bambine di uno e quattro anni vittime delle armi da caccia. Già, due bambine piccolissime, ferite.
E’ stato lo zio, domenica 14 ottobre, a far partire accidentalmente il colpo mentre si apprestava ad andare a caccia. L’arma era evidentmente detenuta carica all’interno dell’abitazione di Citerna (Perugia) dove è avvenuto il fatto.
Il colpo ha prodotto delle schegge che hanno ferito di striscio la bimba di quattro anni, mentre la piccola di un anno, per la sospetta presenza di una scheggia nell’occhio, dopo aver raggiunto l’ospedale di Città di Castello assieme alla sorellina, è stata condotta al Meyer di Firenze. Pare per fortuna che non sia grave.
“Si rimane senza parole, quando si pensa che il peggio sia già avvenuto, ti devi ricredere, vedendo continuare quella lunga inesorabile ed impietosa sequela di fatti di sangue che continuano a segnare questi primi 40 giorni di stagione venatoria. La chiamano passione, la caccia. A me sembra più un massacro legalizzato. Una vergogna che comincia a far indignare seriamente gli italiani con un minimo di coscienza e che sapranno chi non votare.
Già perchè se si parla di rispetto della vita (anche animale) evidentemente non incide, se invece si parla di voti si? Ecco questo è vergognoso!” conclude Daniela Casprini, presidente Associazione Vittime della caccia
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