Gestione dei cani da compagnia nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise

All’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise l’accesso ai sentieri con il cane da compagnia al seguito è regolamentato.
QUESTO NON SIGNIFICA CHE E’ VIETATO IN ASSOLUTO, ma che su ALCUNI sentieri del Parco, che attraversano zone di riserva integrale o in generale zone particolarmente importanti e delicate per la maggiore presenza di alcune specie di fauna selvatica, non è possibile portare con noi i nostri amici a 4 zampe. Dei 153 sentieri ufficiali del Parco, sono ben 88 gli itinerari che possono essere percorsi con cane al seguito, rigorosamente al guinzaglio.

Ha ripreso norme vecchie di decenni, addirittura precedenti alla 394/91. Il disciplinare è stato sottoposto all’approvazione dell’allora Ministero dell’Ambiente ed è frutto di un processo partecipativo lungo 4 anni che ha coinvolto tutti i portatori d’interesse delle attività toccate dal disciplinare. In Italia, poi, grazie ad una la legge dello Stato, si è stabilito che arrecare disturbo alla fauna selvatica è reato penale, e che da sempre è opportuno adottare il principio di precauzione, ecco che la normativa trova ampia giustificazione.

Ci piace ricordare anche l’inserimento nella Costituzione della tutela della biodiversità e degli ecosistemi di pochi giorni fa. Strano come tutti applaudiamo a questi eventi riempiendo pagine di giornali e di social senza mai rendersi conto che questo significa di fatto: REGOLE, proprio quelle che non ci piacciono più, quando ci toccano da vicino.

Quali sono le motivazioni scientifiche?

  • Il cane, come una mucca, un gatto o una pecora è un animale domestico. Quando si transita in un ambiente naturale, lontano dalle città, si entra in un contesto che è casa degli animali selvatici, per natura elusivi e schivi nei confronti dell’essere umano, alcuni in via di estinzione. Per quanto questo sia difficile da accettare per molte persone, il cane non fa più parte della Natura, degli ecosistemi e dell’equilibrio che li regola; la sua presenza in aree di elevata naturalità è da considerarsi estranea, “potenzialmente dannosa” e quindi da gestire e regolamentare al pari di quella degli esseri umani con i quali vive ormai da tempo avendo abbandonato la vita selvaggia. Un’area naturale prevalentemente “selvatica”, se abitata da specie che nutrono nei confronti del cane un terrore atavico, è incompatibile con la loro presenza. I motivi per cui su 65 sentieri non è possibile andare con il cane sono i seguenti:
  • I cani possono sfuggire al controllo del padrone inseguire e predare fauna selvatica, arrivando anche all’uccisione della stessa quando si tratta di individui di piccola e media taglia. Per questo, laddove la presenza dei cani è consentita vanno SEMPRE tenuti al guinzaglio, come ribadisce la legge.
  • Il cane, anche se controllato dal padrone, lascia sempre tracce del proprio passaggio: peli, escrementi, odori e marcature territoriali possono condizionare il comportamento di altri animali selvatici causando loro di conseguenza un danno a livello fisiologico e biologico.
  • In caso di un incontro diretto con un animale selvatico, la sola vista del cane (riconosciuto da loro come un antagonista o un predatore) può causare stress o reazioni impreviste da parte degli animali selvatici.
  • Gli animali selvatici disturbati, (soprattutto camosci – cervi – caprioli o più banalmente i piccoli mammiferi e gli uccelli di cui non sempre avvertiamo la presenza) potrebbero abbandonare i propri piccoli, disperdersi dal branco e abbandonare le aree di riposo o alimentazione, vedendo alterato il loro ciclo biologico.
  • Gli escrementi solidi e liquidi lasciati dal cane, oltre a rappresentare un veicolo di trasmissione di malattie, indicano a molte specie selvatiche la presenza di pericoli, perché riconoscono tali tracce come quelle di un predatore (nel caso delle prede) o di un intruso (nel caso del lupo). Ciò crea stress e disturbo nelle popolazioni presenti.
  • I nostri cani possono essere vettori di molte patologie parassitarie e infettive, pericolose per la fauna selvatica e possono introdurre o recepire dall’ambiente silvestre degli agenti di malattia nuovi, per i quali i sistemi immunitari dei selvatici e del cane non hanno capacità di reazione efficace. A differenza di quelli domestici, gli animali selvatici non possono ricevere le necessarie cure né la prevenzione per tutte le patologie che li colpiscono. I cani possono trasmettere malattie molto contagiose: il cimurro, la leptospirosi, la rogna, le parassitosi intestinali, l’echinococcosi

(fonte Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise)

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