Operazione “Happy dog” ; sette arresti, perquisizioni ed arresti

Le mani delle cosche sugli appalti dei canili: è quanto emerge dall’operazione “Happy dog” che questa mattina ha portato a sette arresti, perquisizioni e sequestri di aziende nella zona di Reggio Calabria, in altre province calabresi e in quella di Milano, “un’operazione che conferma quanto il business randagismo rappresenti una vera manna per trafficanti, imbroglioni e malavitosi, confermando l’interesse delle cosche ‘ndranghetiste verso traffici criminali che coinvolgono gli animali”, così commenta la notizia Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia LAV.

 Secondo quanto riportato dalle agenzie, infatti, l’inchiesta della Dda di Reggio Calabria ha consentito di accertare l’infiltrazione nel settore dei canili di soggetti vicini alla cosca Zagari-Fazzalari-Viola di Taurianova (RC), con conseguente condizionamento degli appalti indetti dal Comune per l’assegnazione dei servizi di custodia e assistenza di cani randagi presso strutture private (canili).
Le indagini hanno documentato anche condotte intimidatorie ed estorsive, poste in essere dagli stessi, nei confronti di un imprenditore operante nella Locride nello stesso settore.

 Non è la prima volta che si registrano interessi da parte della criminalità organizzata per l’accaparramento delle convenzioni per i canili.
Nell’inchiesta Mafia Capitale è emerso che il sistema di controllo degli appalti aveva preso di mira anche la gestione dei canili e relative convenzioni con il Comune di Roma: un affare di circa 4 milioni all’anno, per la custodia e il mantenimento degli animali ospitati nelle strutture pubbliche.

L’interesse della criminalità organizzata nel business del randagismo, un fenomeno che denunciamo da molti anni, contribuisce purtroppo ad impedire una soluzione del problema dei cani vaganti sul territorio, soprattutto nel Sud Italia.

 “Queste infiltrazioni criminali nei traffici a danno di animali non devono sorprendere poiché la criminalità organizzata è un fenomeno totalitario e come tale tenta di monopolizzare e controllare qualsiasi affare attraverso il controllo del territorio, dei traffici illegali, inclusi quelli legati all’ambiente e agli animali. prosegue Troiano – È ormai un dato acquisito che nella questione criminale, intesa nella sua accezione più ampia, rientrano pienamente condotte delinquenziali che usano gli animali come strumento per giungere a introiti e proventi illeciti. In questo contesto gli animali entrano prepotentemente nel discorso sulla sicurezza e, in generale, nell’analisi criminologica”.

 Tra i vari business criminali nei quali sono coinvolte alcune ‘ndrine, infatti, si registrano il controllo della vendita del pesce e dei mercati ittici, le corse clandestine di cavalli, il bracconaggio e la cattura di fauna selvatica, l’abigeato e la macellazione clandestina.

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