MISTERI BESTIALI – IL CERVO – Non cacciarlo porta bene!!!

MISTERI BESTIALI CERVOIl cervo è tra gli animali simbolici più antichi. E’ sufficiente osservare le incisioni rupestri preistoriche per trovare numerosi cervi nell’atto di fuggire da attacchi di animali feroci e cacciatori. Non solo un innocente animale che corre, il cervo è rappresentato spesso anche come una figura divina: metà uomo e metà animale. Si chiama “Signore degli animali” ed esisteva nella preistoria, era una divinità protettrice della natura, a cui anche il cacciatore delle caverne doveva rendere conto. Nonostante l’uomo non era culturalmente molto evoluto, anche migliaia di anni fa si credeva che gli animali avessero un’anima e catturare un animale, nonostante l’uomo ci basava la sopravvivenza, non era mai una completa festa. Si seppellivano ossa e crani di animali affinchè se ne propiziasse la rinascita per essere perdonati della sua uccisione ed evitare la sua vendetta. Prendersi cura della sepoltura era una sorta di tentativo di espiazione del peccato. Alcuni popoli africani erano convinti che le anime dei bufali e dei leopardi uccisi si sarebbero vendicati uccidendo giustamente i loro assassini.
Siamo abituati ad associare le maschere ad un utilizzo ludico o di spettacolo, ma nella maggior parte dei casi non è così. Il divertimento è un raro utilizzo se rapportato alla finalità magico-rituale. Le prime maschere raffiguravano animali e venivano indossate da sciamani e stregoni, che si trasformavano nella divinità o in un animale, che così evocato lo possedeva non solo nel corpo ma anche nello spirito. I partecipanti di fronte ad una simile manifestazione, non avevano dubbi e si sottomettevano al potere della maschera. Ci si mascherava per richiamare il Signore degli Animali in grado di regolare i cicli della natura. In Italia tra le incisioni della Valcamonica troviamo il Cernunnos, metà uomo e metà cervo in posizione meditativa. In America in cui predominava la figura del totem, la maschera rituale serviva per trasformarsi nell’animale stesso. Diventando animale totemico, lo sciamano si faceva guidare verso il divino per interrogarlo e ottenere aiuti alla comunità.
Col passare del tempo l’uomo diventa più “pratico”, impara a coltivare e a godere degli alimenti vegetali abbandonando sempre di più la caccia, terribile pratica che diventa attività quasi esclusiva dei nobili, una piccola cerchia di persone che potevano permettersi di spendere il loro tempo i questo modo.

E’ il cervo l’animale che più impersoni fica “la preda”, diventa Gesù nella religione cristiana, in quanto Sant’Ubaldo insegue proprio quest’animale affascinato dalla croce lucente che brilla tra le corna.
L’animale simboleggiava l’anima e il messaggero degli dei in molti culti. Inseguirlo, ma non trafiggerlo, portava all’illuminazione. Era considerato un animale molto longevo, quasi immortale. I celti lo veneravano come divinità del bosco, come colui che porta l’anima nell’aldilà. Purtroppo simbolo anche dell’animale cacciato, se vivessimo al tempo della grecia, sicuramente non saremmo in accordo con Diana, dea della luna e della caccia.
I cacciatori sono lieti di questa figura, anche se sicuramente non sapranno che proprio questa dea, avrebbe trasformato un cacciatore nella sua stessa preda.
Ma come è possibile? Lei non dovrebbe proteggerli?

A Fontanellato in provincia di Parma, all’interno della Rocca Sanvitale, esiste la “camera alchemica” affrescata interamente dal Parmigianino. Sostanzialmente è un ambiente molto piccolo (solo 3×4 metri), privo di finestre e totalmente affrescato con scene ispirate alla Metamorfosi di Ovidio.
Viene narrata la storia di Atteone che durante una battuta di caccia scorge Diana e le ninfe nude alla fonte.
La Dea indignata per essere stata guardata di nascosto, trasforma il cacciatore nella sua stessa preda, in un cervo che viene sbranato dai suoi cani.
Una classica rappresentazione del “chi la fa l’aspetti”, e in questo caso il cacciatore vive sulla propria pelle quello che provano gli animali che vengono cacciati. La stanza, piccola e priva di finestre, non era abitabile, aveva solo una funzione esoterica, di meditazione o evocativa.
Già l’episodio fa ben meditare chi è a favore della caccia, suggerendo di immedesimarsi nelle proprie prede e di non dare per scontato che le stessa dea della caccia sia a favore di una pratica tanto crudele.
Diana infatti era la dea dei boschi e dell’equilibrio naturale della natura selvatica, compresa la caccia di animale in animale, non necessariamente difendeva il cacciatore per partito preso. Lei era contraria a tutto ciò che poteva minacciare la naturale catena, come le inutili uccisioni o le stragi per motivi di monitoraggio del sovrappopolamento. Sicuramente, sarebbe oggi la prima a contrastare i nostri cacciatori così poco amanti della natura del bosco da riempirla di piombo e morte.
Al centro del soffitto uno specchio recita la scritta “Respice finem” ovvero “Considera la fine”.
A monito della fine che arriva per tutti, nel bene e nel male. Un suggerimento a chiunque passi di lì, anche per caso, un “pensaci” direttamente sulla nostra testa. (ISABELLA DALLA VECCHIA)

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