29 marzo, Entra in vigore il nuovo Decreto legislativo che regolamenterà la sperimentazione animale in Italia

Anche se, purtroppo, non si tratta della fine della vivisezione, il nuovo testo ha visto l’inserimento di numerosi punti, rispetto alla Direttiva 2010/63UE, che vincolano il ricorso al modello animale implementando, parallelamente, i metodi alternativi ad esso.
Obiettivi raggiunti grazie al lavoro di molte associazioni animaliste, al supporto dell’opinione pubblica, che nell’oltre 80% dei casi è contraria alla vivisezione (dati Eurispes 2014) e di numerosi ricercatori e medici che hanno detto il loro NO a una scienza inutile, obsoleta e pericolosa per l’uomo.
Il testo approvato dal Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dopo la battaglia durata mesi sul rispetto dell’articolo 13 della Legge delega n.96 del 2013, rispecchia i principi espressi a livello internazionale che indicano i metodi alternativi come totalmente prioritari rispetto all’uso di animali, definendo quest’ultimi come esseri senzienti.

In Italia non sarà più possibile, per legge:

• allevare cani, gatti e primati da laboratorio (quindi, il famigerato “Green Hill” non potrà riaprire la sua fabbrica di beagle, a prescindere dall’esito del prossimo processo)

• effettuare esperimenti su scimmie antropomorfe (scimpanzè, oranghi, gorilla, gibboni, bonobo)

• effettuare esperimenti per la produzione e il controllo di materiale bellico;

• effettuare esercitazioni su animali per la didattica, ad eccezione dei corsi universitari per la medicina veterinaria. Il divieto si applica anche alle scuole primarie e secondarie

• ostacolare i metodi alternativi e sostitutivi poiché vi sarà un Fondo per il loro sviluppo, pari al 50 per cento del fondo di rotazione di cui all’articolo 5 della legge 16 aprile 1987, n. 183;

• riutilizzare animali in esperimenti con livello di dolore grave, a partire dal 1° gennaio 2017;

• ignorare le sanzioni, ora più efficaci, per chi viola le norme minime della legge;

Inoltre, seppure solo dal 1° gennaio 2017 e previo riconoscimento di metodi alternativi, saranno vietati i test di droghe, alcool, tabacco e per trapianti di organi animali. Confermati, invece, i divieti di test su cani e gatti randagi e su animali resi afoni, altrimenti utilizzabili secondo la direttiva europea.

La battaglia degli ultimi mesi ha dimostrato come, nonostante le potentissime lobby vivisettorie, sia possibile e doveroso aprire un varco in quello che fino ad ora è stato un muro invalicabile dove trasparenza e tutela degli animali e dei malati erano concetti non applicati concretamente. Per una volta l’Europa ci guarda con ammirazione!

Per noi si tratta, comunque, di un punto di partenza per nuove battaglie affinché – come per i test a fini cosmetici aboliti da un anno a livello europeo – si cambi effettivamente sistema di ricerca con i metodi sostitutivi già ampiamente praticati all’estero – negli oltre 600 laboratori italiani autorizzati che consumano quasi 900mila animali.

Ufficio Stampa LAV tel. 06 4461325 – 339 1742586 www.lav.it

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