Questa domenica a Roma si terrà un Flash Mob sostenuto da Sea Shepherd Italia per invogliare le persone a sostenere “Stop Finning- Stop The Trade”, iniziativa Europea che chiede di vietare l’importazione, l’esportazione ed il traffico di pinne di squalo nell’Unione Europea.
Il problema infatti è enorme e molto più locale di quanto siamo portati a credere: ogni anno muoiono milioni di squali per mano dell’uomo, spesso per via delle pinne, utilizzate a scopi alimentari. Seppur le zuppe di pinne di squalo vengano considerate una pietanza prelibata in Oriente, gli squali sono pescati nei nostri mari.
Tra le prime venti Nazioni a livello mondiale nella pesca degli squali troviamo tre Stati dell’Unione Europea.
Si contano molti ecosistemi marini devastati da tale pratica ed è diventato sempre più urgente porre fine a questo scempio. Ecco che l’iniziativa STOP FINNING – STOP THE TRADE (www.stop-finning-eu.org) conta già 400.000 cittadini ed è sostenuta da oltre 90 organizzazioni di protezione dell’ambiente e degli animali.
Dal 13 dicembre 2021 in poi rimarranno 50 giorni esatti per raccogliere i rimanenti 600.000 voti necessari all’iniziativa per avere successo. In caso di esito positivo sarà avviato un procedimento politico, al termine del quale la Commissione Europea dovrà esprimersi circa la modifica della legislazione esistente.
Maggiori informazioni su http://www.stop-finning-eu.org.
Sosteniamo l’iniziativa perché ogni goccia possa formare un Oceano.
Info sul finning:
“Nell’Unione Europea, il modo più cruento per ottenere le pinne di squalo – il cosiddetto finning – è ufficialmente vietato. Nel finning, le pinne vengono tagliate a bordo del peschereccio e lo squalo viene rigettato in mare, dove morirà per asfissia o dissanguato. Questa pratica viene applicata per massimizzare il profitto, portando a terra solo le redditizie pinne. Dal 2013 è in vigore una Direttiva Europea, secondo la quale gli squali pescati devono essere portati a terra interi. Tuttavia, il successo auspicato con l’introduzione della Legge non si è concretizzato: le catture sono inizialmente diminuite, per aumentare di nuovo negli anni successivi. Come se non bastasse, non di rado e per lo più per caso, vengono scoperte anche pinne di specie protette provenienti dalla pesca in Europa. Una volta che le pinne sono sul mercato, risulta impossibile risalire ai responsabili di eventuali violazioni.” (fonte testo: Comunicato Stampa di Sea Shepherd Italia)