CALIFORNIA PRIMO STATO AL MONDO A VIETARE COMMERCIO E PRODUZIONE DI PELLICCE

LAV: MENTRE IL MONDO CAMBIA, E ANCHE I GRANDI NOMI DELLA MODA SI ADEGUANO ALL’EVOLUZIONE SOCIALE IN CORSO, PASSANDO AL FUR-FREE, LE ISTITUZIONI ITALIANE RESTANO “DORMIENTI” SULLE NOSTRE PROPOSTE DI LEGGE PER VIETARE L’ALLEVAMENTO DI ANIMALI “DA PELLICCIA”
Sabato 12 ottobre 2019 il Governatore della California Gavin Newsom ha apposto la firma alla legge per il bando sui prodotti di pellicceria (AB44 “Fur products: prohibition”) facendo così dello Stato americano, il primo al mondo a vietare il commercio e la produzione di pellicce.

Il divieto sarà effettivo a partire dal 1 gennaio 2023 e comprende qualsiasi prodotto di pellicceria:
sanzione di 500 $ per ogni singolo articolo commercializzato (o prodotto) in violazione del divieto generale,
più una seconda sanzione di 750 $ (per singolo articolo) in caso di reiterazione entro l’anno
e una ulteriore sanzione di 1.000 $ (per singolo articolo) in caso di recidiva.

“Il divieto al commercio di pellicce in California segna il definitivo tramonto di un’Industria ormai al tracollo, alimentata dalla sofferenza e dall’uccisione di milioni di animali. In una società in continua evoluzione, dove le più lungimiranti tra le grandi aziende della moda sono già passate al fur-free, con il plauso di milioni di consumatori, in Italia è ancora consentito allevare animali per farne pellicce. LAV chiede al Governo e al Parlamento di approvare subito le sue proposte di legge (C99, C177, S211) bloccate da anni”, dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV Area Moda Animal Free.

Il provvedimento della California è il risultato di un iter legislativo avviato meno di un anno fa, con la presentazione della proposta di legge AB44 nel dicembre 2018. Un dibattito tra Assemblea e Senato durato meno di 12 mesi (con 11 votazioni sempre vinte dai “si” al divieto, le ultime concluse con 55 a 18 al Senato e 27 a 8 all’Assemblea e nel quale non è mancato il piccolo contributo anche dalla LAV con la lettera di sostegno inviata lo scorso 18 marzo) ma che è bastato per arrivare all’approvazione di una legge storica.

Questa legge, peraltro, è stata preceduta da altre pietre miliari come:

  • 4 settembre 2019: modifica al Wildlife Protection Act e divieto, in California, dell’uso di trappole (e quindi anche le tagliole) per la cattura di animali “da pelliccia” selvatici;
  • 18 settembre 2018: il City Council della città di Los Angeles introduce il divieto al commercio di pellicce e prodotti di pellicceria (divieto già approvato a marzo dello stesso anno dall’amministrazione della città di San Francisco e prima ancora da altre due città californiane, West Hollywood e Berkeley).
    Se negli Stati Uniti l’stanza “pellicce” è particolarmente ascoltata dalle varie Amministrazioni (analoghi provvedimenti sono attualmente in discussione nello Stato e nella Città di New York e nello Stato delle Hawaii), in Italia la proposta di legge della LAV per introdurre almeno il divieto all’allevamento, viene depositata presso le Commissioni parlamentari referenti ad ogni inizio Legislatura, ma subito dopo dimenticata!

Tutto questo, mentre milioni di consumatori, italiani e nel mondo, stanno dicendo NO alle pellicce, determinando il declino dell’Industria della pellicceria.

SagaFurs (società quota alla Borsa di Helsinki, che riunisce gli allevatori “di pellicce” del Nord Europa, il brand e la certificazione “di qualità” delle pellicce Sagafurs® usate dai brand del lusso, quelli che ancora non sono fur-free) è il simbolo dell’Industria della pellicceria, e il simbolo del tracollo di questa Industria; l’anno fiscale 2017/18 si è concluso con un vero e proprio collasso: utile per azione pari a -0,43€ (contro i 2,05€ del periodo 2016/17), e un risultato ante imposte in negativo di -1,7 milioni di euro (contro l’utile di 9,2 milioni di euro dell’anno precedente).

Anche in Italia la pelliccia non è più acquistata (e accettata) dai consumatori: i dati forniti dalla stessa Associazione Italiana Pellicceria (www.aip.it), confermano il continuo trend negativo in Italia in tutti i canali distributivi (negozi moda mono e multibrand, grande distribuzione e pelliccerie) con fatturato del consumo retail (vendite al dettaglio) pari a -50% nel 2018 (800 milioni di euro) rispetto al 2006 (1,6 miliardi di euro).

“In tutto il mondo, cittadini, aziende e governi – come peraltro molti Stati Membri dell’Unione Europea – stanno rigettando un modello economico basato sullo sfruttamento e sull’uccisione di animali, quale è l’Industria della pellicceria. Le istituzioni Italine, invece, devono ancora muovere il primo passo”, conclude Pavesi

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