Capitan Watson al capo di Sea Shepherd Conservation Society, salve oltre 5000 balene in 9 anni.

E’ terminata la nona campagna di Sea Shepherd Conservation Society in Antartico in difesa delle balene.
Una campagna anomala quella di quest’anno, ma che Sea Shepherd chiude con un grande successo.
Due le balene sicuramente uccise, mentre la peggiore delle stime indica in 75 il numero massimo delle uccisioni, contro le 1035 prefissate dai giapponesi ad inizio campagna.
Sea Shepherd ha inoltre raccolto svariate prove contro la flotta baleniera autrice di un gran numero di violazioni contro l’ambiente e la sicurezza in mare.
La flotta di Sea Shepherd è scesa in campo, quest’anno, con quattro navi, un elicottero, due droni radio comandati e 120 volontari, giunti da tutti i continenti. Ed è stata proprio l’aggiunta della quarta nave, la Sam Simon, donata da uno dei produttori della fortunata serie di cartoni animati “The Simpson”, ad aver permesso agli ecologisti di poter contrastare in maniera più efficace l’attività delle baleniere giapponesi.
Vi ricordiamo che la caccia alle balene è illegale dal 1986, il Giappone si è garantito una quota annuale di uccisioni, per quelli che loro definiscono scopi scientifici, ma che in realtà di scientifico non hanno nulla.
Ancor più grave è il fatto che la caccia avviene nel Santuario dei Cetacei in Oceano del Sud.
Un Santuario è per definizione un luogo dove è proibito cacciare, per giunta esiste una sentenza della Corte Federale Australiana competente sul territorio che vieta la caccia alle balene.
Nemmeno la sentenza di una corte americana, che aveva proibito alle navi di Sea Shepherd di avvicinarsi a meno di 450 metri dalle navi giapponesi, ha fermato i volontari ecologisti nella loro ferrea volontà di difendere i cetacei.
Sea Shepherd ha pertanto passato il comando di Operazione Zero Tolerance da Sea Shepherd Usa a Sea Shepherd Australia, il suo fondatore Paul Watson ha lasciato ogni incarico che lo potesse coinvolgere in situazioni dirette di comando sulle navi.
Con un’operazione sotto la bandiera Australiana e con il Capitan Watson a bordo in veste di semplice osservatore, le navi di Sea Shepherd hanno potuto continuare le loro operazioni senza disobbedire alla sentenza della Corte statunitense.
Anche quest’anno non sono mancati momenti di tensione tra le due flotte. I più significativi sono stati: il tentativo da parte della flotta giapponese il 20/2 di rifornirsi di carburante in mare da una nave cisterna coreana la Sun Lauren. Una situazione che ha visto la presenza delle due flotte muoversi una a ridosso dell’altra, con manovre e contro manovre degne di battaglie navali di un secolo fa, ed è stata battaglia vera. Le navi giapponesi hanno provato in tutti i modi di liberarsi delle navi di Sea Shepherd, utilizzando cannoni ad acqua, lanciando granate a concussione, corde metalliche a strascico.
Sea Shepherd aveva posizionato le sue navi in maniera tale da impedire ai giapponesi di avvicinarsi alla nave cisterna. la nave fattoria giapponese, un gigante di ben 8.000 tonnellate, nel tentativo di avvicinarsi alla nave cisterna ha ripetutamente e volontariamente speronato le navi di Sea Shepherd… preso dal delirio il capitano ha speronato anche la nave cisterna coreana, durante lo scontro, si è sfiorata la tragedia, la nave Bob Barker di Sea Shepherd è stata speronata nella fiancata destra, la continua spinta della nave giapponese ha rischiato di ribaltare la Bob Barker, mettendo in serio pericolo la vita di tutto il personale a bordo. Solo la tempestiva richiesta di soccorso trasmessa dal capitano della Bob Barker, ha interrotto l’azione giapponese.
Nonostante i danni, ingenti, riportati dalle navi, Sea Shepherd non ha lasciato la presa, e quando qualche giorno, il 25/2, i giapponesi hanno ritentato il rifornimento, si sono ritrovati nella stessa situazione, e ancora una volta non sono riusciti nel loro intento.
Sea Shepherd legittima il suo intervento sulla base delle normative vigenti, che non permetto il trasferimento di olii pesanti e combustili pericolosi per l’ambiente, sotto il 60 parallelo, l’eventuale fuori uscita costituirebbe un grave danno ambientale, più volte hanno comunicato alla flotta baleniera, che se avessero effettuato l’operazione di rifornimento sopra al 60 parallelo le loro navi non sarebbe intervenute.
I giapponesi dichiarano invece che non c’erano rischi di fuori uscita di liquidi pericolosi per l’ambiente, in questo tipo di operazioni, ritenendo cosi del tutto ingiustificato l’intervento di Sea Shepherd.
Rischio che invece si era dimostrato reale appena qualche giorno prima, quando durante un’operazione di rifornimento tra la Sul Lauren e una nave baleniera, si era verificata una fuori uscita, della quale Sea Shepherd ha sia prove video che campioni di acqua contenente idrocarburi.
La flotta baleniera quest’anno ha subito un pesantissimo danno economico, sono ora circa 5000 le balene salvate da Sea Shepherd negli ultimi nove anni.
I Volontari di Sea Shepherd saranno presenti il 19 marzo presso lo Spazio Oberdan in Via Vittorio Veneto 2 a Milano, con il patrocino della Provincia di Milano, dalle ore 10, in serata incontro con Patrizia Maiorca, il coordinatore di Sea Shepherd Italia e Istituto Thethys e proiezione del Film Documentario premio Oscar THE COVE.

Per maggiori informazioni consultate il sito www.seashepherd.it

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